Nel momento in cui siamo qui a parlare di un’altra Europa possibile non possiamo fare a meno di chiederci perché siamo arrivati a questo punto.

Penso che una delle ragioni fondamentali è che abbiamo lasciato prima, durante e dopo la crisi finanziaria che a governare fosse il sistema economico e finanziario invece della politica

La politica nelle democrazie occidentali è diventata un semplice gregario.

Ora la politica deve riprendersi degli spazi per salvaguardare la democrazia liberale e lo stato di diritto. E per fare questo non deve temere se necessario di confrontarsi e di scontrarsi col sistema finanziario perché se lasciamo economia e finanza totalmente liberi di esprimere i loro animal spirits questo sistema è destinato ad autodistruggersi.

Oppure a cercare vie dannose per tutti. Ad esempio, nell’illusione di arricchire gli USA, la politica di Trump dei pugni, anzi dei tweet, che fanno saltare il tavolo porta al protezionismo, e l’unilateralismo riduce gli spazi economici di tutti.

D’altra parte queste politiche distruttive dipendono dal fatto che le prime vittime della crisi finanziaria sono state il welfare, la qualità del lavoro e i salari. E la vittima successiva è la democrazia liberale. Così vincono i Putin, gli Erdogan, gli Orban a danno non solo della democrazia ma anche dell’economia.

In Europa sinora siamo stati troppo timidi se non assenti nel contrastare questa deriva finanziaria, poi diventata sociale e oggi democratica. A ciò si è aggiunta la crisi migratoria e l'incapacità di controllo degli Stati e dell'Europa. Il rischio vero che corriamo è che l'Europa si disgreghi o che venga inghiottita dai populisti.

E questa non sarebbe certo la soluzione, come alcuni affermano, ma la rovina della democrazia stessa. E anche la rovina delle libertà economiche e civili. Senza Europa democratica non avremo l’Europa che vogliamo e prederemo anche le democrazie nazionali.

E se ne dibattiamo, se ci incontriamo è perché vogliamo contrastare questa deriva in Italia e in Europa.

Per questo, non possiamo prescindere da proposte per lottare contro le crescenti diseguaglianze come ad esempio il salario minimo garantito in tutta l’UE, il sussidio europeo di disoccupazione, una forte politica degli investimenti o diritti sociali europei.

Per questo, soprattutto, dobbiamo cambiare l’assetto della finanza. E quindi della zona euro. Perché se non facciamo così, salta per aria tutto. Salta per aria ciò che abbiamo di più prezioso e cioè la democrazia rappresentativa, i diritti civili, poi diritti sociali e i diritti economici.

È vero in Italia ed è vero in Europa. In Italia, il 4 marzo c’è stato un vero e proprio terremoto politico. Un sistema è crollato, nulla è come prima sulla scena nazionale. Si è affermato un polo populista bifronte, con una faccia di estrema destra, quella di Salvini, ed una di estremo opportunismo, quello di Di Maio, con dietro Casaleggio e Grillo.

Il polo populista bifronte si è fatto governo. E sono in discussione le fondamenta della democrazia liberale. Un polo che contesta la democrazia parlamentare rappresentativa, che porta avanti un programma giustizialista, che è contrario o indifferente ai diritti civili, che difende soluzioni sociali irrealizzabili e che è esplicitamente o nel fondo antieuropeo o europportunista.

L’alternativa va costruita partendo da questi fondamentali: difesa della democrazia parlamentare rappresentativa, dello stato di diritto e dei diritti, di una giustizia giusta e liberale, nuova politica degli investimenti e politiche sociali efficaci e sostenibili. Forti scelte per l'ambiente. Soprattutto scelta dell'Europa, da rifondare non da smantellare, della società aperta, del multilateralismo. Scelta del libero commercio. Scelta dell’impresa.

Andando oltre i limiti e le insufficienze delle forze politiche che hanno perso il 4 marzo. Rivolgendosi a tutti coloro che non hanno fatto la scelta della Lega o dei M5S, che si sono astenuti o che si sono già pentiti. Andando oltre le linee di divisione politica tradizionali in Italia. Stimolando una presa di coscienza e una nuova partecipazione libera e aperta dal basso della società civile. Perché è il tempo della re-azione e della costruzione dell'alternativa.

E andando oltre le linee di divisione politica anche in Europa. Perché il 26 maggio 2019 in Europa avverrà lo stesso terremoto politico. Il PPE, non più Popolare, ma Partito Pigliatutto Europeo rimarrà la prima forza politica al prezzo di aumentare le sue contraddizioni interne. Da Barnier a Orban, e magari Kashinsky. Troppo. Forse anche per loro. Sono delle contraddizioni che dobbiamo fare esplodere. Guardando ai veri europeisti e liberali dentro al PPE.

Poi ci saranno le forze populiste, estremiste, antieuropeiste, qualunquiste sempre più forti. Poi i liberaldemocratici, con i Socialisti e Democratici ridotti al ruolo di quarta forza in Parlamento. Se rimarremo fermi, saremo leghizzati, grilizzati, lepenizzati. Lasceremo il parlamento europeo in mano ai conservatori e agli estremisti. Per questo dobbiamo andare oltre. Per questo dobbiamo costruire nuove alleanze per il progresso e per l’Europa. Così come nel 2014 abbiamo costruito l’alleanza progressista dei socialisti e dei Democratici. Oggi dobbiamo costruire una nuova alleanza del progresso, guardando a forze nuove, come En Marche e all’unico leader europeo oggi veramente impegnato per l’Europa che vogliamo, Emmanuel Macron.

Mai come questa volta, per noi italiani l’alternativa politica in Italia si incrocia con la costruzione di nuove iniziative politiche in Europa. Mai come questa volta abbiamo l’assoluta necessità di cambiare Italia ed Europa. Mai come questa volta la nostra responsabilità è enorme perché se non cambiamo noi stessi e le nostre politiche quando il populismo lascerà i paesi in macerie la gente non voterà per noi ma per nuovi dittatori 4.0. Avranno caratteristiche naturalmente diverse dai mostri del passato. Ma sono sicuro che non ci piaceranno comunque.

Allora il vero obiettivo è: chi ci sta su questo? Sapere da dove vieni non mi interessa proprio. Mi interessa sapere cosa pensi delle proposte che facciamo e cosa vuoi aggiungere. E noi abbiamo il dovere il diritto e la responsabilità di dare un futuro e una speranza a milioni di cittadini italiani ed europei. Costruiamo insieme questa speranza.

Testo dell'intervento di Sandro Gozi al forum "Cosa può fare l'Italia per contare in Europa" del 15 giugno 2018, Roma, Piccolo Eliseo